XVII – L’Asia Minore persiana e la rivolta ionia

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Di Giovanni Rachello

XVII - L’Asia Minore persiana e la rivolta ionia

Più di 2500 anni fa si consumò una guerra destinata a rimanere per sempre impressa nella memoria e nella storia, preludio di un altro conflitto e momento cruciale per la nascita del grande confronto tra l’Oriente e l’Occidente. In Asia Minore, nell’attuale Turchia, nel corso dei secoli del “medioevo ellenico” i Greci avevano fondato numerose colonie lungo le coste dell’Egeo e del Mar Nero, grandi città destinate alla grandezza, tra cui Efeso, Alicarnasso, Samo, Pergamo, Smirne, Mileto e Focea, tutte indipendenti, gelose della propria libertà e legate da grandi rivalità, nonostante le origini spesso condivise.

Dall’altra parte, dal cuore dell’altopiano iranico, l’Impero Persiano aveva contribuito ad eliminare il periodo d’oro dei Medi, il regno neobabilonese, quello di Lidia e il regno d’Egitto, creando il più grande impero dai tempi degli Assiri sotto la guida dei Gran re Ciro II il Grande, Cambise II e Dario I, i quali riuscrono nell’intento di soggiogare le città greche dell’Asia Minore, rendendole parte delle satrapie di Lidia, Caria e Frigia.

Nonostante la perduta libertà, queste colonie, per la maggior parte di fondazione ionica, non vissero fin da subito un periodo turbolento, soprattutto grazie alla grande autonomia di cui godevano all’interno della loro satrapia di appartenenza, anch’essa in buona parte autonoma rispetto al potere centrale dell’Impero Persiano, il quale era concentrato soprattutto tra le capitali Susa, Persepoli, Babilonia ed Ecbatana, tutte situate tra gli odierni Iraq e Iran. Le città erano governate da dei “tiranni”, termine che al tempo indicava semplicemente il governo di uomo da solo, in contrapposizione all’aristocrazia o alla democrazia, la quale era ancora in fase di sviluppo, i quali erano di provenienza vicino-orientale ed erano nominati direttamente dal satrapo della Lidia, la cui sede si trovava a Sardi.

Eppure, negli anni Novanta del V secolo a. C. ebbe inizio la grande rivolta ionica, guidata in particolare da un personaggio piuttosto controverso, ovvero Aristagora di Mileto. Costui era il tiranno della città e aveva guidato una spedizione militare assieme al satrapo Artaferne di Lidia contro l’isola egea di Nasso, andando incontro ad una grave disfatta. Nel tentativo di sfuggire all’inevitabile collera del Gran Re, Aristagora e Istieo, un altro tiranno di Mileto, riuscirono a creare un’alleanza delle città ioniche e a provocare una grande rivolta che si diffuse tutta la Lidia e la Caria, anche grazie al sostegno di navi e uomini proveniente dalla Grecia, in particolare da Atene ed Eretria. Era il 498 a. C. e in quell’anno gli Ioni compirono la loro principale offensiva nella guerra, arrivando a saccheggiare Sardi, capitale della Lidia. Dopo di che essi si ritirarono su posizioni difensive, soprattutto per via della discordia e delle rivalità tra le città, le quali non riuscirono a mettersi d’accordo sulla conduzione della guerra. Grazie all’estensione della rivolta alla Caria, l’esercito Persiano impiegò ben quattro anni per riprendere le posizioni perdute e indirizzare l’attacco verso i centri ribelli più periferici, riuscendo infine, nel 494, a raggiungere e conquistare Mileto grazie ad un’azione coordinata dell’esercito e della flotta persiani e alla defezione di Samo, posizionata sull’Isola proprio di fronte a Mileto. Nei due anni successivi i Persiani domarono il resto della rivolta, stavolta dando vita a regimi ben più rigidi di governo delle città e programmando qualcosa di assai più memorabile, ovvero la punizione di Eretria e Atene, le città che avevano supportato la rivolta ionica e che avrebbero combattuto nel 490 a. C. la Prima Guerra Persiana, terminata con la battaglia di Maratona.

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