VI – Tamerlano e l’Impero Timuride

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Di Giovanni Rachello

VI - Tamerlano e l’Impero Timuride

Le steppe dell’Asia hanno dato i natali a molte popolazioni che, messesi in movimento per svariati motivi, hanno raggiunto i deserti del Vicino Oriente, il cuore dell’Europa cristiana, e i confini più orientali dell’immenso continente asiatico. Vennero gli Unni nel V secolo, i quali costrinsero molte popolazioni germaniche a spostarsi e invadere le terre dell’Impero Romano sotto il comando di Attila. Vennero i Magiari, che si stanziarono in Pannonia e dettero vita al Regno d’Ungheria, ai confini dell’Impero Carolingio. Vennero anche i Turchi Selgiuchidi dalla Transoxiana, che si sostituirono agli arabi Abbasidi e crearono un grande impero esteso dalla Persia all’Anatolia. Vennero le orde dei Mongoli di Gengis Khan, che riunirono i quattro angoli dell’Asia nel regno più vasto che sia mai esistito.
Si può dire che l’ultimo grande signore dell’Asia Centrale, delle “steppe dell’Asia”, sia stato il grande Tamerlano. Il nome significa “Timur lo Zoppo” ed è diffuso tra le lingue persiana, turca, uzbeka, kazaka e russa. Egli era originario della tribù nomade dei Barlas, di origine turco-mongola ma persianizzata, e la quale discendeva, secondo il libro della Storia segreta dei Mongoli, scritto durante il regno di Ögedei Khan, figlio di Gengis Khan, dalla stirpe dei Borjigin, la stessa di quest’ultimo. Per questo motivo, Tamerlano avanzava pretese di discendenza da Gengis Khan stesso e, nel 1370, iniziò la sua opera di conquista per riformare il grande Impero Mongolo, legittimando la sua espansione tramite questa parentela.
Cominciò dal Khanato del Chagatai, esteso dal fiume Oxus fino al Syr Darya, al lago di Balkhash e ai monti Altai, e dalla Transoxiana, distinguendosi nel comando militare di questa e facendosi largo tra i discendenti mongoli gengiskhanidi della regione fino a diventare Grane Emiro della Transoxiana, scegliendo l’antica Samarcanda come sua capitale, pur mantenendosi fedele allo yasak di Gengis Khan, continuando a condurre una vita nomade. Da qui iniziarono le sue conquiste esterno contro gli i rivali mongoli dell’Orda d’oro, grazie al cui declino si svilupparono i Rus di Kiev e della Moscovia. Poi condusse una grande serie di campagne militare, più o meno contemporaneamente che lo tennero impegnato per tutta la sua vita da sovrano: invase la Persia, spargendo terrore per le odiate civiltà urbane dell’Iran, sconfisse il sultano di Delhi, superando in questo sia Gengis Khan che Alessandro il Grande. Occupò il Caucaso, giungendo alle sponde del Mar Nero e sconfiggendo il sultano ottomano Bayezed I, morto come suo prigioniero pochi anni più tardi e prendendo anche Smirne, Focea e Chio agli Ospitalieri di Rodi. L’ultima impresa doveva essere la Cina. Qui, la stirpe di Kublai Khan era stata cacciata dalla dinastia Ming; questa titanica campagna ebbe inizio nell’inverno del 1405 ma fu stroncata sul nascere: Tamerlano, vecchio e malato, non riuscì nemmeno a raggiungere l’estremo oriente e appena superato il fiume Syr Darya morì.

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