IV La Sardegna fenicia e l’egemonia cartaginese

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Di Giovanni Rachello

IV

La Sardegna fenicia e l’egemonia cartaginese

Nel tempo in cui a Roma vigeva ancora il regime monarchico, nel Mediterraneo orientale veniva meno l’assiduo controllo da parte delle città fenicie della costa asiatica sulle lontane colonie del Mediterraneo occidentale, soprattutto a causa dell’espansione dell’Impero Assiro. Una città africana su tutte prese l’iniziativa quando questo rapporto su subordinazione, anche commerciale, venne meno: Cartagine. Questa grande città dell’attuale Tunisia ottenne nel corso del VI secolo a. C. un ruolo di prim’ordine nei traffici del Mediterraneo Occidentale, mentre le città della madrepatria fenicia cadevano sotto il controllo dell’Impero neobabilonese e, infine, dell’Impero Persiano della dinastia degli Achemenidi.
In questo contesto si inseriscono anche i Greci, che con la loro mobilità arcaica arrivarono a fondare numerosissime colonie lungo le coste del Mediterraneo, in Italia, Sicilia, Nordafrica, Spagna e Francia. Proprio su questa scia, anche Cartagine si era espansa in Numidia, ai danni della tribù dei Maxili, e aveva iniziato a contrastare il monopolio sullo stagno britannico della città greca di Massilia, alle foci del Rodano, estendendo il proprio controllo sulle città fenicie della Sardegna meridionale e della Sicilia occidentale con i generali Malco, Magone, Asdrubale e Amilcare, antenati dei futuri generali della famiglia Barca. In tal modo Cartagine arrivò a ricoprire il ruolo che era stato proprio della città fenicie della madrepatria asiatica, come Tiro, e anche di più, attuando un vero e proprio controllo politico e militare delle nuove conquiste. Fu così che Palermo, Mozia, Solunto, Lilibeo e Cossira in Sicilia, e Cagliari, Olbia, Noro, Tharros e Neapolis in Sardegna divennero parte dei domini di Cartagine, la quale ricoprì il ruolo di principale rivale dei Greci nel Mediterraneo Occidentale, soprattutto in Sicilia. Ci volle però oltre un secolo perché la Sardegna divenisse territorio punico: infatti, per tutto il VI secolo a. C., le popolazioni nuragiche si scontrarono apertamente contro le città fenicie e gli eserciti cartaginesi, riuscendo anche a respingere, attorno al 550-40 a. C. il generale Malco, colui che aveva sottomesso la Sicilia occidentale. Anche il generale Asdrubale combatté in Sardegna, trovandovi la morte, ma con un maggior successo se si associa il 509 a. C., anno del primo trattato con Roma, al predominio cartaginese nel Mar Tirreno. Ed il 480 a. C. segna una data ancora più certa della conquista cartaginese dell’isola, dato che un gruppo di sardi nuragici combatté, come un corpo militare di leva, sotto le insegne del generale Amilcare nella battaglia di Imera. Così, Cartagine aveva rafforzato il suo controllo dell’isola e limitato ogni attività commerciale greca, romana o etrusca, portando tutta una serie di centri costieri orientali ad un lungo periodo di recessione economica lungo tutto il V secolo, mentre altri subirono la devastazione dell’aggressione militare punica, particolarmente evidente nel sito di Cuccureddus di Villasimius. Qui sono stati rinvenuti resti di armi, monili e oggetti di pregio gettati a terra e i segni della distruzione del fuoco sui mattoni d’argilla di mura e pavimenti conservati nel tempo.

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