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Di Giovanni Rachello
III - La nascita del regno di Boemia con Ottocaro I e Federico II
Tra le numerose nazioni la cui storia viene posta in secondo piano, c’è la Repubblica Ceca, la quale un tempo portava il nome di Regno di Boemia. Questo fu una della compagini che componeva il Sacro Romano Impero e conobbe la propria elevazione a regno sotto la dinastia boema di Premislyd, nel 1198 con Ottocaro I grazie a Filippo di Hohenstaufen, il re di Germania figlio dell’imperatore Federico I Barbarossa. Prima di allora alcuni signori boeme avevano già ottenuto il titolo di re di Boemia, come Vratislao II e Vladislao II, ma i loro furono casi di concessione da parte degli imperatori Enrico IV e Federico I, che non diedero loro un titolo ereditario ma univoco. Il turning point della storia boema è segnato dal 1212, anno fondamentale dell’emanazione, da parte del re di Sicilia e futuro imperatore Federico II di Svevia, della Bolla d’oro di Sicilia, la quale sanciva il riconoscimento del titolo di re di Boemia a Ottocaro e la sua ereditarietà alla stirpe dei Premislyd.[1]
In questo diploma, datato al 26 settembre del 1212, Federico II, in qualità di re di Sicilia, duca di Apulia e principe di Capua, si attribuiva il potere imperiale di conferire gli scettri regali, ovvero il diritto di elevare i nobili che riteneva “gloriosi e magnifici” e perciò confermava al re della gente boema, Ottocaro, a suo tempo già nominato re dallo zio Filippo, questo privilegio e gli attribuiva anche il diritto di ereditarietà del suddetto titolo. Quest’azione appare particolare, dato che il re di Sicilia si permetteva di conferire un titolo regio a un signore dell’Europa centrale; ma, come abbiamo detto, Federico II era figlio del re di Germania Filippo di Svevia e nel 1212 era in aperto contrasto con l’imperatore Ottone IV di Brunswick proprio per il titolo imperiale. Costui era già stato scomunicato nel 1210 da papa Innocenzo III e nel 1215 venne deposto da Federico II, il quale invece era già stato eletto nel 1211 da un’assemblea di feudatari tedeschi e che nel 1212 era stato riconosciuto come rex Romanorum da Ottocaro I, che venne ricompensato con il diploma della Bolla d’oro di Sicilia, e da suo cugino, il duca di Lorena Federico II, suo omonimo, il cui nome però non compare nella Bolla, né come ricevitore di privilegi né come testimone del privilegio concesso a Ottocaro I. Il risultato di quest’azione fu importante per la sconfitta finale di Ottone IV, avvenuta anche grazie all’intervento del re di Francia Filippo Augusto.
Questo diploma ricoprì una funzione simbolica assai rilevante quando nei trattati di pace della Prima Guerra Mondiale si discusse del destino dell’Austria Ungheria, le cui istituzioni imperiali vennero smantellate dall’interno restituendo l’indipendenza a Cecoslovacchia e Ungheria e portando i domini balcanici sotto il regno di Jugoslavia. In quel frangente, i portavoce della Cecoslovacchia, Karel Kramář e Edvard Beneš, per difendere il diritto di auto-determinazione dei popoli proposto da Wilson, usarono anche il testo della Bolla d’oro come elemento fondante dell’esistenza e del riconoscimento del popolo ceco.
[1] MGH, Die Urkunden der deutschen Könige und Kaiser, 14,2: Friedrich II. 2: 1212-1217 (DD F II.), n. 171, a cura di W. Koch, Hannover, 2007, pp. 1-5. Il testo, edito nei Monumenta Germaniae Historica, è conservato nella sua copia originale all’interno dell’Archivio Nazionale della Repubblica Ceca a Praga dopo essere passata da Basilea alla capitale boema nel 1212 e poi a Vienna nel 1750, quando gli Asburgo possedevano il titolo di re di Boemia, salvo tornare a Praga nel 1920 in seguito al trattato di Saint-Germain alla fine della Prima Guerra Mondiale.