Quando Silvia mi ha proposto il nuovo viaggio che stava preparando in Egitto non ci volevo credere. Questa volta non solo archeologia ma, con un balzo di alcune migliaia di anni dalla storia dell’antico Egitto, terreno dove la nostra Silvia si muove con provata maestria, alla storia dei nostri giorni. Si avvicinava la possibilità di visitare i luoghi custodi di uno dei momenti più drammatici ed al tempo stesso più affascinanti della nostra storia recente che segnò definitivamente le sorti della guerra d’Africa durante il secondo conflitto mondiale. Luoghi dove una dura battaglia prima ed una crudele ritirata attraverso il deserto dopo, disseminarono la sabbia di caduti (diciassettemila solo gli italiani) ma luogo dove trecentoquattro eroi resistettero all’avanzata inglese, ottenendo alla resa, l’onore delle armi e consegnando alla storia una delle sue pagine più alte.
Ma a testimoniare che gesta nobili ne richiamano altre, altrettanto belle, nell’immediato dopoguerra il conte Paolo Caccia Dominioni, già comandante del 31° battaglione guastatori nella battaglia di El Alamein, guidò 12 pericolosissime missioni nelle sabbie desertiche, ancora minate, per recuperare i caduti progettando e costruendo il sacrario che oggi ne accoglie circa 5000. Ma una cosa Silvia non sa ancora: dovrà trovare al Km 42 della pista dell’acqua il piccolo cimitero italiano sorto sul luogo della drammatica resistenza dove una lapide ammonisce “viandante, arrestati e riverisci!” … un motivo in più per un itinerario in Egitto!