Dalla nostra corrispondente Maria Grazia D'Ascanio
[vive e lavora a Damasco, dove si è sposata e ha due splendide bambine]
Beato è chi possiede un metro di terra a Damasco
(detto popolare siriano)
Stamattina Mimmo, che con me e famiglia divide la grande e bellissima casa araba a due passi dalla Moschea sciita di Saida Rukeia, si è recato al British Council per la sua lezione di inglese. Al suo ritorno gli ho chiesto come fosse “l'aria” poiché era qui già lo scorso anno e può percepire eventuali differenze. Mi ha detto di non sentire vibrazioni diverse. Mi ha detto che generalmente a Roma, da dove arriva, prima di una manifestazione che generalmente si svolge di sabato si percepisce l'apprensione dei negozianti del centro storico, i quali sanno che nella migliore delle ipotesi qualche vetrina divelta ci scappa.
Come ogni primavera, i giardinieri pubblici hanno piantato l'erba nuova e aiuole di tulipani colorati adornano le piazze, le fontane, gli spazi spartitraffico delle strade che portano ai quartieri di Abou Rummaneh, del Malki, del Mohajjirin.
Damasco nuova è tutta un succedersi di negozi, di boutiques, di supermercati che pullulano di clienti. I giovani affollano i caffè del Damascus Boulevard.
Ma sulla Via Recta, nel cuore della città vecchia, la situazione è diversa. Da qualche giorno il flusso turistico è calato. Solo domenica scorsa il ristorante Oriental non accettava prenotazioni se non con una settimana di anticipo. Ieri ne ha accettata una per un gruppetto prenotato con una sola ora di anticipo. E nel locale c'era solamente un altro gruppo di inglesi.
È l'effetto delle notizie che si rincorrono sui media esteri: allarmanti quanto spiazzanti.
Noi che abitiamo a Damasco non ci ritroviamo nella situazione descritta. L'atmosfera è del tutto tranquilla. Richard, l'inquilino di Manchester torna a casa ogni mattina alle 3:00. Si sente sicuro, come sempre. Erika, la mia amica di Milano è tornata da Aleppo ieri. Ha assistito ad una manifestazione pacifica di sostegno al Presidente: una festa, mi ha detto. La coppia di australiani, che pure abita nella casa, parte domani per Lattakia. Le nostre ambasciate ci hanno detto di stare lontani dalle manifestazioni. Un consiglio di buon senso ma senza allarmismi.
Questa primavera non è precoce a Damasco: le temperature non sono ancora alte e portiamo ancora lo stivaletto e le calze. Ma c'è il profumo degli agrumi nei giardini.
Un detto di Maometto dice: "Quando nel mondo ci sono disordini correte a Damasco: la città benedetta dove niente di brutto può capitarvi".
E noi infatti, ci sentiamo al sicuro.
Copia comunicazione del Ministero del Turismo della Repubblica Araba di Syria