DRAA & DADES ovvero OASI E DESERTO
Attraversare le valli della Draa e della Dades (non so in arabo, ma in francese il fiume è “la riviere", rigorosamente femminile) non è una questione di luoghi, ma di colori.
L'azzurro del cielo terso, il verde intenso dei palmereti e le tonalità arcobaleno delle rocce, dal giallo-ocra attraverso il rosso sangue delle arenarie, nella valle delle rose e lungo la strada del sale e della Dades, fino al nero pece del plateau vulcanico del Jebel Sahro.
È un mondo che si divide in due. La linea di demarcazione è una soltanto: l'acqua. Le distese di palme e vegetazione sono una striscia verde nell'hamada marocchino: ci ricordano come senza acqua non ci sia vita. Attorno a questi corsi d'acqua, per quanto effimeri, cresce e si sviluppa un universo mondo fatto di palme da dattero, erba medica, granturco, grano o quant'altro. Il tutto attraversato da canali per irrigare con un'organizzazione efficientissima. Un mondo nascosto che non si vede dalle auto, ma nel quale bisogna addentrarsi a piedi, guidati dai lavoratori che quotidianamente si inoltrano nella ragnatela di sentieri e di canali per raggiungere il loro piccolo pezzo di terra strappato al deserto. Insieme agli asini, preziosi collaboratori del sostentamento quotidiano.
Intorno, fino a dove lo sguardo può spingersi, dominano il deserto e le montagne. Lungo il cammino, sapientemente integrate nella vegetazione e mimetizzate nell'ambiente gli ksar e le kasbah, gruppi di case in paglia e argilla a ricordarci che anche l'uomo si affaccia su queste terre. Si tratta di un'architettura perfettamente eco-sostenibile: infatti, nel tempo la poca pioggia che cade dal cielo, in assenza di manutenzione, riporta tutta la costruzione a quello da cui è nata: nuovamente terra!
MARRAKECH
Descrivere con le immagini una città come Marrakech è una vera impresa. Nessuna foto potrebbe condensare tutto ciò che arriva dagli altri 4 sensi che ci hanno donato. Come si fa a riportare gli odori, i sapori, i suoni e le sensazioni in una semplice immagine?
Marrakech è il profumo del cuoio che ti entra sottopelle, l'odore delle spezie che ti solletica il naso, del ferro battuto o della concia delle pelli che ti impregnano la mente, ma anche l'"umano" che aleggia nell'aria o il sudore acido di chi lavora quotidianamente nelle strade, il gas di scarico dei motorini che scorrazzano nel suk.
Marrakech è il thè verde alla menta che impregna le mura della Medina, l'aroma dei dolci pieni di miele e datteri, il sapore del tajine arricchito di curcuma e zenzero.
Marrakech è o il silenzio, nei quieti palazzi storici della città, degli accoglienti riad o nei vicoli secondari della Medina che sempre finiscono a casa di qualcuno oppure accozzaglia di rumore nei suk del centro, nella storica piazza Jemaa el Fna che si risveglia nuovamente al tramonto tra tamburi flauti e il muezzin che invita alla preghiera.
Marrakech è una città che va vissuta dal di dentro, nella sua anima profonda, nella caotica e cervellotica Medina. La parte “occidentale", fuori dalle mura, è come la carta stagnola che avvolge un alimento cotto al cartoccio, va tolta prima di assaporare l'interno. È come una persona, il cui corpo, per quanto bellissimo, è solo il contenitore, per conoscerla veramente, bisogna entrare in sintonia con il suo spirito.
di Chiara A. (viaggiatrice ubuntu travel) Ref. Tour Da Ouarzazate a Marrakech via Merzouga