Ubuntu’s stories
Di Giovanni Rachello
X - La ribellione degli Herero e dei Nama nella Namibia coloniale tedesca
Nel periodo coloniale, l’Impero tedesco era riuscito ad impossessarsi di quattro principali colonie all’interno del continente africa: il Togo, il Camerun, la Tanzania e la Namibia. Quest’ultimo, all’inizio del XX secolo, rappresentò il territorio in cui lo sforzo militare tedesco fu più grande per via della grande rivolta dei popoli Herero e Nama, iniziata il 12 gennaio del 1904.
Gli Herero e i Nama costituiscono due dei gruppi etnici nativi della Namibia, e anche del Botswana, rispettivamente appartenenti ai ceppi linguistici Bantu e Khoisan, le lingue più diffuse della Namibia. Al tempo dell’invasione coloniale tedesca, gli Herero rappresentavano il maggiore gruppo etnico del paese, ben oltre i numeri della popolazione bianca emigrata dall’Europa, arrivando a 80.000 unità contre i 2595 residenti tedeschi registrati nel 1914. Ma al tempo dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, gli Herero era drasticamente diminuiti di numero per via della sconfitta nella Guerra Herero e del conseguente genocidio subito assieme ai Nama da parte delle forze di occupazione tedesche guidate dal generale Lothar von Trotha. Sebbene siano stati i Nama i primi a ribellarsi al governo germanico ancora negli anni Novanta del XIX secolo, fu la rivolta Herero del 1904 il conflitto più grande, nonché l’impegno bellico maggiore per la Germania prima del 1914. A dare inizio alla rivolta fu un insieme di capi Herero e Nama, i quali si organizzarono segretamente per attaccare le postazioni tedesche nel gennaio del 1904, dopo che le azioni dei coloni, dallo sfruttamento della popolazione indigena all’occupazione indebita dei loro territori, avevano generato grandi tensioni con i locali. Uno dei capi Herero era Samuel Maharero, eroe nazionale della Namibia, mentre uno dei capi Nama era Jakob Morenga, fautore dell’alleanza tra i due popoli e martire della guerra.
Le prime vicende militari videro il successo dei rivoltosi, i quali riuscirono a prendere e distruggere gli avamposti di Okahandja, Waterberg e Otjiwarongo, attaccando i militari tedeschi e, a quanto pare, risparmiando invece i civili. Lo stesso trattamento non avvenne da parte dell’armata tedesca, forte di 15.000 unità inviata nel corso della guerra con a capo il generale von Trotha: egli non esitò a mettere in atto tattiche di soppressione che colpivano anche i civili come l’avvelenamento dei pozzi. Nei suoi piani strategici per la soppressione della ribellione von Trotha aveva espressamente dato ordine che “a ogni Herero entro i confini tedeschi che portasse un arma o no, che avesse bestiame o meno, venisse sparato”.
Lo sterminio portò alla morte di un numero di Herero e Nama compreso tra i i 34.000 e i 110.000, in gran parte dovuti alla ritirata nel deserto del Kalahari, nella regione dell’Omaheke dopo la disastrosa battaglia di Waterberg, dove l’esercito tedesco, superiore per messi e capacità tattiche, ebbe la meglio sulle più numerose truppe di Samuel Maharero, il quale riuscì, al termine della guerra, a fuggire nel Botswana britannico, mentre il suo rivale, Lothar von Trotha, ottenne la medaglia di Commendatore di II classe dell’Ordine reale di Alberto di Sassonia.