Phnom Penh

La donna può manovrare le marionette. Prima era un'arte riservata agli uomini. E' un'innovazione di Mann Kosal, uno degli ultimi maestri cambogiani dello Sbaek Thom, il teatro delle ombre. Sottile cambiamento per uno spettacolo magico, messo in scena dalla compagnia Sovanna Phum di Phnom Penh (shadow-puppet.org). Esempio di metamorfosi di una città che era l'archetipo dell'orrore quando, tra il '67 e il '79 i khmer rossi vi materializzarono l'inferno. Da allora Phnom Penh vuol ridiventare la “Parigi dell'Est”. Sono riscoperti gli edifici della Nuova Architettura Khmer anni '50, sorta di Bauhaus asiatica di cui è esempio il National Sports Center. L'orrore ha anche trasformato Phnom Penh nel santuario delle Ong, le Organizzazioni non governative. Che ne hanno modificato il tessuto urbano: l'”Ongland”, destinazione per cacciatori di nuovi circuiti, si concentra tra rue Sianouk e Mao Tse Tung Boulevard, lungo la bella promenade sul fiume, il Sisowath Quay, e nelle traverse 178-240. Sono una quinta di guest-house, negozi di moda e arredamento, Internet cafè: “Smarteria” (8 rue 57), aperta da due italiane, presenta borse e accessori d'abbigliamento prodotti con materiali riciclati da donne con handicap; “No Problem Park”, villa coloniale trasformata in spazio culturale, sede del “Salon des Crèateurs” (55 rue 178); la Spa “Bliss” (29 rue 240), annessa a un profumato showroom di tessuti; il ristorante Malis (136 Norodom Boulevard) di cucina neo-khmer. In questo tour di contemporaneità, tuttavia, non perdiamo il senso della storia. Nei chiostri affrescati del Palazzo Reale, nella Pagoda d'Argento con tesori buddisti, nel Museo Nazionale. Attorno a una corte fiorita di frangipani, raccoglie una straordinaria collezione statuaria khmer dal VI al XIII secolo...

[tratto da L'Espresso 18 febbraio 2010  di Massimo Morello]

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